BEN TORNATO 

SAN POMPILIO

 

 

di Mirto DE ROSARIO

Il giorno della festa. Tanto atteso ed immaginato. E poi vissuto con la sensazione di accompagnare un momento che rimarrà scolpito nella storia di Campi Salentina. San Pompilio è tornato a casa. Sabato scorso, accolto da migliaia di persone, e la gioia di una comunità, di un paese intero, si è finalmente svelata in una commozione palpabile che, sul volto di molti presenti all’evento, si è sciolta in copiose lacrime che esprimevano più di ogni altro segno o comportamento il sentimento di contentezza e di intima partecipazione.

 La nuove teca contenente i resti mortali del venerato santo scolopio è giunta in paese nei pressi del convento dei frati cappuccini, in Corso Italia. Accompagnata poi da autorità civili e militari, dalle delegazioni delle amministrazioni comunali di Campi Salentina e di Montecalvo Irpino, dai gruppi parrocchiali, dai bambini frequentanti il catechismo e da quelli che nei giorni scorsi hanno ricevuto la prima comunione, è giunta quindi in santuario, dove ad attenderla c’erano tantissimi fedeli, quasi a fare da ala alle sacre spoglie. Un arrivo trionfante, sottolineato dalle note dell’Ave Maria di Schubert, eseguite dal soprano Annabella Ciaccia. Successivamente, il rettore dell’Istituto Calasanzio, padre Roberto Innamorati, ha ufficialmente salutato il ritorno di San Pompilio con parole particolarmente intense e significative, rimarcando l’importanza della presenza per Campi e per tutto il Salento, di un santo che ha inciso e continua ad incidere, nonostante siano passati 250 anni dalla sua morte, sul tessuto sociale e sulla cultura religiosa del territorio. All’intervento del rettore, sono seguiti quelli del sindaco di Campi Salentina, Egidio Zacheo, e del vicesindaco di Montecalvo Irpino, Francesco Pepe. Scortata poi da bambini abbigliati da angioletti, la nuova teca ha fatto ingresso in chiesa, dove si è svolta una concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Lecce, monsignor Domenico D’Ambrosio. 

Il santuario è rimasto aperto fino a tarda sera ed è stato meta di una fila incessante di persone che volevano osservare l’urna da vicino. In tanti si sono trattenuti in preghiera, in ginocchio, sfiorando, toccando la teca. Un gesto semplice, quasi infantile, ma carico di valore. Quelle mani tese, quei volti adoranti, adesso che era tornato a casa, parevano chiedere, ancora e per sempre, l’aiuto di San Pompilio, la sua intercessione, la sua celeste protezione.  

Al netto del resto, al netto di tutto, questo è ciò che conta.         

         

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